Andrea cominciò a fare musica da chitarrista autodidatta al
liceo, poi frequentò il Conservatorio a Reggio Emilia studiando
il flauto per cinque anni e laureandosi contemporaneamente
in biologia. Durante la naia iniziò a suonare il sax, passione approfondita
durante tre anni alla "Scuola Jazz" di Parma, e da questa
trasse
curiosità per la scrittura orchestrale moderna come proposta dal Berklee Correspondence Course della
scuola di Boston. Ha lavorato
per un decennio nell'orchestra di Dante Torricelli; oggi milita nella band "Nociveloci", scrive canzoni, brani
strumentali e arrangiamenti. Collabora con Michele Moramarco e Sandra Mongiovì,
di cui ha prodotto i cd.
Dalla sua
collaborazione con la storica Compagnia "Sarzi" (Teatro dei
Burattini) hanno preso corpo i poemi sinfonici Gulliver
Suite e Rose+Croix Dilemma (in origine Don
Chisciotte), usciti per Bastogi Music Italia (BMI, 2008). Di
notevole suggestione come soundtracks teatrali, sono
pure utilizzati come tools sonori in musicoterapia,
nel training autogeno e nel rêve éveillé dirigé (RED)
di Desoille.
Sta lavorando a Swingin'
Cool, una raccolta dei brani jazz che ha scritto nell'ultimo
ventennio.
v. anche:
www.myspace.com./andreaascolini
Andrea Ascolini in GESBITANDO
una
breve conversazione con Ilva De Bosis
D.
Nel cd Gesbitando proponi le sigle di
apertura/chiusura e una serie di azzeccate intro
strumentali alle canzoni di Michele Moramarco. Qual
è la storia di quei brani?
R.
Cominciai a
realizzare i primi per sentire la resa effettiva del
modo di scrivere "per sezione" che stavo studiando
in un corso di Orchestrazione della Berklee School e
che potevo tradurre in pratica con alcuni altri
studenti di sax. Un fiero spirito autarchico mi
indirizzò (per disporre delle basi) a servirmi di
giri armonici noti e registrati (i "chord changes"
di Music Minus One) come accompagnamenti per
mie melodie originali. Alcuni sono nati bene e più
ispirati, come The town where you live di cui
c'è anche una versione cantata dalla mia compagna
Sandra Mongiovì, altri restano semplici studi
swing nello stile proposto da Benny Carter e
reso celebre in massimo grado da Woody Herman e poi
da ogni Big Band che abbia la classica sezione di
sax (due sax alti, due tenori e un baritono).
D.
Dunque, alla base c'è una sinergia con la
"scolastica" del jazz...
L'operazione
di usare armonie note con melodie sovrimposte è
comune nella musica jazz e pare abbia avuto origine
dalla volontà degli esecutori (in genere neri
squattrinati) di godere finalmente di qualche
diritto d'autore che prima finiva sempre in tasca
agli autori (in genere bianchi benestanti) anche se
la parte più cospicua e interessante della
esecuzione nel jazz era nella lunga improvvisazione
sulle armonie più che sulla breve melodia (a volte
splendida ma altre volte banale) della canzone.
D.
Questa base armonica "sicura" sembra consentire alle
linee melodiche che la fasciano uno sviluppo sereno,
quasi olimpico, in tutta souplesse...
R. La
scrittura per sezione nel jazz e nella musica
leggera sarebbe, stando alle regole dell'armonia
classica, un errore continuo, in quanto basata in
massima parte su moto parallelo. E' curioso
constatare come l'ascolto di tale "aberrazione"
possa essere poi un'esperienza così rilassante e
tutt'altro che sgradita. Ma tant'è, quando chi si
accosta alla musica da autodidatta impara con
sicurezza a padroneggiare gli accordi, resta basito
scoprendo che l'armonia classica vorrebbe che lui
chiamasse con nomi diversi i vari rivolti dello
stesso accordo (una sorta di "metafisica" della
musica), mentre nella vita reale si ragiona sulla
funzione (la "fisica") dei diversi accordi.
D. Non
avrei immaginato che in Gesbitando fosse
incistata una disputa sui "massimi sistemi"
musicali...
R. Per
tornare coi piedi per terra e alle canzoni
dell'album (forse avrete notato che il jazzman
presenta sempre un brano musicale, pur se nato solo
strumentale e senza parole, come "the next song
is called…"), tranne la prima e l'ultima che sono
intere, le altre sono usate come introduzioni e
quindi opportunamente tagliate e modulate per
confluire senza scosse nelle canzoni di Michele
Moramarco. In Swingin' Cool vedranno la luce
in versione intera come furono scritte in origine,
di certo posso dire che oggi non hanno perso nulla,
anzi: intro e canzoni paiono valorizzarsi a vicenda,
proprio secondo le intenzioni di Michele e mie.
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La musica di Andrea Ascolini è
totale
proprio secondo la prassi, oltre che l'idea, di
Giorgio Gaslini, il quale mirava a includere nel
cerchio creativo, con il genere "colto", il jazz e
il pop, anche l'etnico, il fiabesco, lo
sperimentale. In questo percorso Andrea è stato
aiutato, oltre che da una naturale vocazione
all'eclettismo, anche dai lavori che gli furono
commissionati da varie compagnie teatrali (Don
Chisciotte e Gulliver, La gondola fantasma
e Melodia tra foglia e foglia).
Così prese forma, frastagliata come quella di una
bella e misteriosa costiera, la produzione musicale
di Andrea ispirata alle immagini, mai didascalica
bensì descrittiva-evocativa (l'occhio creativo è di
famiglia: Vasco Ascolini, il celebre fotografo, è
zio di Andrea): un dolce vortice di grotte
incantate, ponti veneziani, mari lontani, cavalli
saggi e uccelli danzanti...
Questi quadri immaginali escono dalle musiche di
scena per entrare nelle canzoni. Le più antiche, in
verità (come la lucreziana Quando non saremo),
riflettono una cifra filosofica - del resto le
parole di un adolescente dei primi anni '70
pescavano spesso in quell'ambito - ma ben presto la
narrazione immaginale si fa strada, e ne vengono
fuori brani come L'affare Robinson , vero
gioiello di pop caraibico svolto sul filo di
un'amara ironia testuale che miscelata alla solarità
della musica suscita un'alchimia peculiare, e
Grandi stelle, la saga di una madre-astronauta
(incarnata stupendamente dalla voce e dal gusto di
Sandra Mongiovì) che apre al figlio orizzonti
assoluti, mentre nel laboratorio spaziale "il
computer fa le fusa" e intorno si spande come
fiume astrale la musica di Andrea.
Una volta entrato nella forma-canzone, Andrea non si
ferma: sonda in profondità l'istanza romantica (In
una lacrima, pure affidata a Sandra, insieme
all'aulica Prateria), graffia
del rock stringente in Stupida, e fonda, in
largo anticipo su Elio e le Storie tese, un
cabarock che lascia il segno in Qualcosa di
verde, ove l'apparizione di un ectoplasma alla
"Metamorfosi" di Kafka diviene oggetto di
contenzioso tra un uomo e la sua compagna. E poi
c'è, immancabile, il ritorno a latitudini
armonico-ritmiche inattese, come in Collare,
e all'amore per il jazz in una lunga sequenza di
temi, orchestrazioni e improvvisazioni che
confluiranno in Swingin' Cool.
E così via..
Henry Ware
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(da Musica & Parole,
n. 6)
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